Un ring davvero speciale

Metti un sabato sera a Tor Bella Monaca, un quartiere periferico di Roma; metti almeno un centinaio di ragazzi di tutte le età; metti che alcuni si prendono a pugni e altri li incitano a gran voce…
No, non siamo  in uno scontro di periferia, siamo nella nuova palestra della S.S. Lazio Pugilato che regala a tanti ragazzi il sogno di un futuro diverso indossando due guantoni e un paio di pantaloncini.
Una progetto di inclusione sociale che ha l’ambizione di togliere dalla strada decine di futuri boxeurs, il riscatto dalla periferia di ragazzi che cercano di diventare uomini, una palestra in cui giornalmente radunarsi, scambiarsi opinioni, salire sul ring, allenarsi con tecnici bravi e preparati.
Un progetto molto speciale quello di Roberto Chierici che si affianca, in una serata altrettanto speciale, a quello di altre associazioni, come quella capitanata da Luciano Rondinella, che ha dedicato tutte le sue energie e le sue conoscenze, per contribuire alla crescita e all’emancipazione dei disabili, rendendoli veri atleti.
Grazie al lavoro suo e dei suoi collaboratori, molti ragazzi down, autistici o con altre disabilità, si allenano nella disciplina della boxe migliorando nella vita quotidiana le loro reciproche relazioni e partecipando nella vita di gruppo, potenziando l’autostima, le loro capacità e migliorando l’aspetto fisico e psicologico.
Queste iniziative danno un senso alla nostra attività quotidiana, favorire lo sviluppo dello sport a tutti i livelli e sostenere progetti di questo tipo ci ripagano di tutto il lavoro che svolgiamo.
E’ emozionante vederli tutti insieme questi ragazzi così diversi ma tanto simili, uniti in una bella serata di sport da una grandissima passione.
E’ commovente vederli avvicendarsi sul ring, ognuno con il proprio sogno, vederli “combattere” con passione, impegno e disciplina.
E vederli affannati, ma carichi quando al gong rientrano al loro angolo, chissà cosa gli gira per la testa all’inizio dell’ultima ripresa, quando solo tre minuti li separano dalla fine del match.
Ma l’emozione più grande arriva quando leggi la gioia nei loro occhi quando l’arbitro gli solleva quel braccio in segno di vittoria e comprendi che solo lo sport riesce a fare un miracolo così grande.

 

Metti un sabato sera a Tor Bella Monaca, un quartiere periferico di Roma; metti almeno un centinaio di ragazzi di tutte le età; metti che alcuni si prendono a pugni e altri li incitano a gran voce…
No, non siamo  in uno scontro di periferia, siamo nella nuova palestra della S.S. Lazio Pugilato che regala a tanti ragazzi il sogno di un futuro diverso indossando due guantoni e un paio di pantaloncini.
Una progetto di inclusione sociale che ha l’ambizione di togliere dalla strada decine di futuri boxeurs, il riscatto dalla periferia di ragazzi che cercano di diventare uomini, una palestra in cui giornalmente radunarsi, scambiarsi opinioni, salire sul ring, allenarsi con tecnici bravi e preparati.
Un progetto molto speciale quello di Roberto Chierici che si affianca, in una serata altrettanto speciale, a quello di altre associazioni, come quella capitanata da Luciano Rondinella, che ha dedicato tutte le sue energie e le sue conoscenze, per contribuire alla crescita e all’emancipazione dei disabili, rendendoli veri atleti.
Grazie al lavoro suo e dei suoi collaboratori, molti ragazzi down, autistici o con altre disabilità, si allenano nella disciplina della boxe migliorando nella vita quotidiana le loro reciproche relazioni e partecipando nella vita di gruppo, potenziando l’autostima, le loro capacità e migliorando l’aspetto fisico e psicologico.
Queste iniziative danno un senso alla nostra attività quotidiana, favorire lo sviluppo dello sport a tutti i livelli e sostenere progetti di questo tipo ci ripagano di tutto il lavoro che svolgiamo.
E’ emozionante vederli tutti insieme questi ragazzi così diversi ma tanto simili, uniti in una bella serata di sport da una grandissima passione.
E’ commovente vederli avvicendarsi sul ring, ognuno con il proprio sogno, vederli “combattere” con passione, impegno e disciplina.
E vederli affannati, ma carichi quando al gong rientrano al loro angolo, chissà cosa gli gira per la testa all’inizio dell’ultima ripresa, quando solo tre minuti li separano dalla fine del match.
Ma l’emozione più grande arriva quando leggi la gioia nei loro occhi quando l’arbitro gli solleva quel braccio in segno di vittoria e comprendi che solo lo sport riesce a fare un miracolo così grande.