La cultura per l’Italia è un formidabile attivatore di economia. A testimoniarlo è il Rapporto Io sono Cultura 2024 presentato quest’oggi presso la sede di Unioncamere alla presenza Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Andrea Prete, presidente di Unioncamere; Alessandro Rinaldi, vice-direttore Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne; Valeria Brambilla, Socio ed Amministratore Delegato di Deloitte & Touche SpA; Beniamino Quintieri, presidente Istituto per il Credito Sportivo e Culturale.
La Cultura è una filiera nella quale operano soggetti privati, pubblici e del terzo settore che, nel 2023, cresce sia dal punto di vista del valore aggiunto (104,3 miliardi di euro, in aumento del +5,5% rispetto all’anno precedente e del +12,7% rispetto al 2019) che da quello dell’occupazione (1.550.068 lavoratori con una variazione del +3,2% rispetto al 2022, a fronte di un +1,8% registrato a livello nazionale).
Una filiera complessa e composita in cui si trovano ad operare quasi 284 mila imprese (in crescita del +3,1% rispetto al 2022) e più di 33 mila organizzazioni non-profit che si occupano di cultura e creatività (il 9,3% del totale delle organizzazioni attive nel settore non-profit), le quali impiegano più di 22 mila e settecento tra dipendenti, interinali ed esterni (il 2,4% del totale delle risorse umane retribuite operanti nell’intero universo del non-profit).
Ma il “peso” della Cultura e della Creatività nel nostro Paese è molto maggiore rispetto al valore aggiunto che deriva dalle sole attività che ne fanno parte. Cultura e creatività, in maniera diretta o indiretta, generano complessivamente un valore aggiunto per circa 296,9 miliardi di euro.
“La filiera culturale e creativa ha raggiuto in Italina una dimensione industriale rilevante, come testimoniano i dati del Rapporto presentato oggi, e deve poter rappresentare un asse portante delle politiche di rilancio economico e sociale del nostro Paese – spiega il presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, Beniamino Quintieri –. Fornire un supporto finanziario adeguato è prerequisito essenziale per consentire al settore di affrontare le sfide poste dalla digitalizzazione e attivare un cambio di passo nel ritmo degli investimenti, pubblici e privati. Attualmente i Comuni destinano solo il 28% della spesa in conto capitale alle attività culturali. Come banca pubblica per lo sviluppo sostenibile del Paese attraverso lo Sport e la Cultura, è nostro compito sostenere gli operatori del mercato con una finanza volta alla promozione di progetti ad alto impatto per i territori, rivolgendo un’attenzione particolare al Mezzogiorno, custode di un enorme patrimonio culturale da valorizzare.”
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